martedì 10 gennaio 2017

Step 25: La sintesi del colore

E quindi siamo giunti al termine di questo fantastico cammino.
E' stato un percorso in salita. Pian piano, passo dopo passo, mi sono addentrata in questo mondo nuovo, diverso. Anche studiare il nome di un colore insegna (vedi step 01). Prima, cercando di inquadrarlo con i mezzi più scientifici,  in quadricromie,  in CMYK o in RGB (vedi step 03 e step 02). Inizi a comprenderne i numerosi aspetti nascosti a cui nessuno pensa. 

Partendo dalla storia ho scoperto come numerosissime culture utilizzassero il colore blu per definire i confini soprannaturali tra il divino ed il terreno (vedi step 04). Passando alla musica ne ho ritrovato le mille citazioni nelle canzoni che mi piacciono, e connesso le mille accezioni che una lingua straniera può svelarne (vedi step 05 e step 08). Forse vi ho fatto ascoltare nuove note, forse vi ho mostrato il lato nascosto di oggetti che usiamo quotidianamente, come i computer, o i cellulari (vedi step 06 e step 10). 


Abbiamo raccontato di come una prugna che nasce in Molise possa combattere le cellule tumorali (vedi step 12).

Abbiamo parlato di arte,  e di cinema (vedi step 07step 11, e step 18). 
Di quanto l'International Klein Blu abbia influenzato i campi della moda (vedi step 20), ma anche quello dei fumetti (vedi step 13) e del design, e di come lo stesso Yves Klein, inventore del colore (step 21 e step 17), sia intervenuto della scena progettuale dei suoi anni (step 16 e step 22).

In modo particolare è stato difficile calarsi nei panni di un colore (vedi step 19), e ancor di più trarne ciò che non abbiamo vissuto ma che sappiamo che esiste al suo interno, ciò che c'è di primordiale (vedi step 23 e step 24). 


Grazie mille per aver letto queste pagine, e forse aver imparato qualcosa che non sapevate. E' stato un piacere, a presto.


Vi relinko qua sotto gli interventi che più mi è piaciuto inserire nella bibliografia.


http://canvas.saatchiart.com/art/color-story-yves-kleins-international-klein-blue


http://socks-studio.com/2014/01/27/the-possibility-of-an-immaterial-architecture-the-collaboration-between-yves-klein-and-claude-parent

http://www.yveskleinarchives.org/documents/bio_us.html



lunedì 9 gennaio 2017

Step 24: La nuvola dell'International Klein Blue

Me la sono immaginata così,  come un'onda di parole che ricopre una delle opere più importanti di Yves Klein la "Venus".



Tra i tanti oggetti citati compare interfaccia web. Come già nel post dedicato alla scienza, sottolineavo lo stretto rapporto che coinvolgono le tonalità blu ed i social network (vedi Step 06), 
ho notato che numerosissime pagine o addirittura layout di diversi programmi vedi Word presentano tonalità bluastre.


mercoledì 4 gennaio 2017

Step 23: Il pensiero selvaggio dell'International Klein Blu

Il pensiero selvaggio di Levi Strauss ci illustra come ci siano sempre due strade in cui si dirama il pensiero scientifico, una retta, basata sulla percezione e l'intuito, ed un'altra che si discosta. Banalmente la differenza tra quello che possiamo costruire, o quello che il bricoleur, l'uomo dotato di capacità primordiali, può 'arrabattarsi' a produrre con un numero limitato di strumenti di cui è provvisto. Proprio per questo motivo, il pensiero di Levi Strauss è ampliamente diffuso tra i promotori della decrescita felice, attraverso la quale l'uomo può trovare una strada alternativa, non privandosi di elementi, bensì sfruttando al meglio ciò che già possiede. 'Selvaggio' come tutto ciò che ci riporta al primordiale, a ciò che non sappiamo di sapere ma che a volte sfruttiamo. Per ciò che concerne il percorso di ricerca personale che ho affrontato in questi mesi passati, sul significato del colore International Klein Blu, sul percorso del suo creatore Yves Klein, la connessione che mi preme raccontare è sicuramente il tentativo di quest'ultimo nel raggiungimento della resa finale del colore, espresso dalla sua stessa matericità. Rendendo il pigmento brillante ma al tempo stesso ruvido, reale, terra o sabbia colorata, Yves produce la massima manifestazione dell'unione tra terra e cielo (che si può racchiudere forse proprio nel concetto di spazio); nel stampare il corpo nudo delle modelle su tela, fa sì che, pur non riconoscendo, lo spettatore si trovi vicino a quell'immagine, percependola come familiare. Questo perché primordiale è la nostra capacità di individuare un volto umano in mezzo a mille piante, o di percepire una distesa azzurra e specchiata come elemento di sopravvivenza. Klein è un bricoleur che si sporca le mani di colore e con esso ne produce copie in diverse consistenze e materiali (statue, gessi, immagini, fotografiche, volumi architettonici, fiamme ossidriche), insomma con tutto ciò dal quale primordialmente gli viene proposto di scontrarsi, creando qualcos'altro.

L'International Klein Blu, proprio per i motivi sopra citati, può essere associato nella condizione primitiva, al colore della fertilità, e quindi della terra madre. Ma al tempo stesso, ad un colore artificiale, e quindi non proprio della condizione naturale.

Se vogliamo parlare di un oggetto, sicuramente l'International Klein Blu ricorda la pietra del lapislazzuli.




Particolare di una tela ritraente il colore International Klein Blu. I grumi di pittura assomigliano molto a delle pietre lapislazzuli.



Sitografia_

http://www.ilgiornale.it/news/l-vi-strauss-l-uomo-che-scopr-pensiero-selvaggio.html

http://www.transfinito.eu/spip.php?article365

www.artedarrangiarsi.it/bricoleur/

martedì 3 gennaio 2017

Step 22: IKB in Architettura

Il centro acquatico nazionale di Pechino è stato inaugurato nel 2008 in occasione delle Olimpiadi.

E’ una delle costruzioni più grandi mai realizzate in ETFE. Rispetto ad altre opere architettoniche che sarebbero state più inerenti riguardo all'utilizzo del colore International Klein Blu, ho pensato che questa costruzione potesse rispecchiare a pieno l'intento di Yves Klein nell'utilizzare il pigmento: infatti nella forma estetica della bolla è sintetizzato il ruolo della terra e del cielo, come nella pittura dell'artista.

"The Water Cube", Arup Grup, Pechino, 2008

Cercando ulteriori informazioni relative al rapporto tra opera architettonica ed International Klein Blue, consiglio di visitare il seguente sito 


http://socks-studio.com/2014/01/27/the-possibility-of-an-immaterial-architecture-the-collaboration-between-yves-klein-and-claude-parent/


che mostra numerosi schizzi di tipo architettonico dell'artista Yves Klein.

lunedì 2 gennaio 2017

Step 21: Yves Klein, storia dell'inventore dell'International Klein Blu

Yves Klein nasce a Nizza nel 1928 da una coppia di artisti. Frequenta l'École Nationale des Langues Orientales dopo la quale, alla sola età di 18 anni, inizia a creare i primi quadri, i quali amava definire come infiniti e “immateriali partoriti sulla spiaggia della costa azzurra”. Con un approccio simbolico, Yves preannuncia l’arte concettuale che nascerà nei primi anni sessanta. Nel 1946 inizia a praticare il judo, sport che lo aiuterà molto nel suo atteggiamento nei confronti dell’attività artistica e che lo trascinerà in Giappone, dove si trasferirà per 15 mesi dal 1951 al 1952; è appassionato anche dal Rosacrocianesimo ed alla cosmologia. 

Nel 1954 si trasferisce a Parigi, dove inizia a lavorare ai suoi monocromi, tele all’interno delle quali è un solo colore a predominare la scena, dapprima in diversi colori da tela a tela, poi concentrandosi solo sull’utilizzo del colore blu. La conoscenza di Pierre Restany nello stesso anno sarà fondamentale, sia perché diventerà il teorizzatore della sua opera artistica, sia perché sarà uno tra i primi a lodare il suo approccio diretto e a riconoscerne il ruolo da artista e meno da ciarlatano che molto spesso gli veniva già attribuito. A partire dal 1956 inizia ad esporre. 


Nello stesso anno, con l’aiuto dell’amico Edouard Adam, riesce ad utilizzare il pigmento puro del blu su un quadro attraverso l’uso di un fissativo, il Rhodopas®, che contrariamente ai passati tentativi, mantiene la brillantezza del  colore sulla tela. Nel 1957 esporrà la sua prima mostra monocroma alla Galleria Apollinaire di Milano, tutte tele di formato 78x56 cm uniformemente dipinte in International Klein Blue.






Yves Klein, durante una delle sue performances

Klein fu uno dei primi attuatori della performative art. Nel 1960, al massimo della sua carriera artistica, inaugura la stagione delle antropometrie, risultati di performances pubbliche o private durante le quali, dopo aver  dipinto con colore blu il corpo di modelle, le fa distendere su delle tele in modo da imprimerne le forme. Nello stesso periodo sperimenta l’uso di nuove spugne o addirittura utilizza fiamme ossidriche su tele per lasciarne delle impronte.

Nel 1962, dopo un primo attacco di cuore durante la sua visita al Festival di Cannes, muore il mese successivo nella sua casa di Parigi a soli 32 anni.


Sitografia:

http://www.yveskleinarchives.org/documents/bio_us.html

sabato 31 dicembre 2016

Step 20: L'International Klein Blue e la moda

Yves Klein visse la sua adolescenza nella Costa azzurra. I colori naturali, le sabbie, i blu acquamarina, insomma tutti questi colori legati all'immaginario del paesaggio lo annoiavano. Così invento il blu più profondo del mondo, e lo abbinò con l'oro. I colori del Dio Amon furono finalmente riuniti.



 Eric Traore for Vogue Paris, 1998


Il mondo della moda è affascinato da questo scontro-incontro, e anno dopo anno, stagione dopo stagione, l'IKB viene ripreso, e riutilizzato. Se nell'arte manifesta il profondo, nel fashion design riemerge il lato estroverso, avant gard del colore, giovanile e di controtendenza, tecnico-artificiale, oltre che sacro. 




Topshop WomanCollection, A/I, 2012




Michael Kors, P/E, 2013


Alexander Wang, P/E, 2015

Sitografia_

http://www.kidsofdada.com/blogs/magazine/9360749-international-klein-blue

Step 19: Autopsia di un colore. IKB che presenta a tutti l'IKB

anatomia : composto di ANA, in, e TOMÈ, taglio, da TÈMNO, tagliare.

Nel caso in cui mi fosse posto l’arduo compito di immedesimarmi nelle vesti dell’International Klein Blue di certo non sarebbe facile. Immaginatevi poi se mi chiedessero di parlare anche di me stesso.
“Ciao a tutti, mi chiamo IKB, lo so che suona strano, ma preferisco i nomignoli perchè temo sempre che la gente si annoi o si debba sforzare troppo per imparare il mio nome dall’inizio alla fine”… Oppure..” Sono rimasto orfano a due anni, con la storia pero’ che il mio papà aveva lasciato precise istruzioni sul fatto che nessuno dovesse adottarmi, ..”.

Bè sapete, sarebbe proprio una storia triste. Se provassi a capire cosa c’è dentro a lui, IKB, figuriamoci, ancor più complesso. Nei suoi panni mi sentirei sicuramente un essere profondo, che ricopre una chiara e duratura fiducia nella religione, anzi in tutte. Mi sentirei famoso, ma pur sapendo di essere conosciuto solo alle persone speciali, insomma solo a quelle che se ne intendono, o meglio che presentano un certo grado di sensibilità. 

Ogni tanto penserei che in fondo il mio lavoro proprio nessun colore lo sa fare meglio di me: incuriosire milioni di persone, imbambolate,  che mi guardano verniciato su una statua di gesso o gettato sula tela da una modella da quattro soldi che proprio quel giorno doveva passare per caso dall’ufficio di mio papà.

Mi immaginerei che davvero tante persone hanno parlato di me, scritto su di me, ma che in fondo la maggior parte di loro non ha mai capito in cosa fossi diverso da quel mio cugino da quattro soldi del blu oltremare.